Un New Deal nazionale per mettere in sicurezza le generazioni presenti e future

L’inclusione sociale viene configurata, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza  (PNRR), come uno degli assi strategici caratterizzanti il futuro dell’Italia, insieme con la transizione verde ed il digitale.

La Commissione Europea, nel quadro del Country Specific Recommendations del 20 maggio 2020, facendo il punto sulle annose disparità economiche e sociali  e sul divergente potenziale di competitività dell’Italia, ha posto l’accento sul non più rinviabile rafforzamento dei servizi essenziali e della protezione sociale dei nostri concittadini, oltreché dei servizi connessi al mercato del lavoro, con particolare riguardo all’inserimento delle donne e dei giovani inattivi.

La strategia dell’inclusione sociale punta, dunque, a ridurre gli annosi divari infrastrutturali, occupazionali e di servizi,  tra Nord e Sud, tra aree urbane ed aree interne.

Pur considerando pregevole l’iniziativa diplomatica e l’opera di mediazione svolta finora dal Governo italiano, è inevitabile ammettere che i 209 MD  messi a disposizione dall’Europa, più che per altri Stati, siano realisticamente connessi alle profonde debolezze che caratterizzano il nostro Paese e che il Covid-19, nell’ultimo anno, ha solo contribuito ad amplificare.

Probabilmente, a partire dalla classe politica e dalla classe dirigente del nostro Paese sarebbe stato utile, prima ancora di essere condizionate dalla pandemia, riservare maggior peso alla comune memoria storica, operando un’approfondita riflessione atta a riprogettare e realizzare, tramite il dialogo con le Parti sociali, riforme che confermassero l’Italia quarta potenza economica mondiale, così come lo fu sino ai primi anni ‘90.

Mi riferisco, per esempio, ad una memoria storica che fosse stata capace di recuperare il pensiero di uomini come Giulio Pastore, primo Ministro per il Mezzogiorno e fondatore della Cisl, il quale indicò come emergenze del Paese da affrontare e risolvere con immediatezza  le profonde diseguaglianze infrastrutturali e, soprattutto, sociali tra il Nord e il Sud.

Giulio Pastore

Giulio Pastore

Tra le prime iniziative di Pastore ci fu quella di avvalersi a livello ministeriale di personalità come Franco Archibugi, Giuseppe De Rita, Giovanni Marongiu, Pasquale Saraceno, Vittorio Bachelet, Gino Giugni, Enzo Scotti ed altri di analogo spessore culturale e professionale.

Insomma, si attorniò di etica e competenza!

Furono gli anni in cui venne avvalorato il ruolo della Cassa per il Mezzogiorno  (istituita con la L. n. 10 agosto 1950), di Enti professionali e formativi come il Formez e l’alta Scuola per dirigenti economici privati e pubblici (1961), di Centri servizi culturali affidati ad Enti locali, per la diffusione di libri, l’apertura di biblioteche, la programmazione culturale e civile; e dell’Istituto assistenza sviluppo del Mezzogiorno (Iasm) per promuovere le politiche di industrializzazione, del Centro addestramento professionale integrato (Ciapi) che operava in stretto raccordo con la Cassa per il Mezzogiorno e con le imprese pubbliche  e private.

Praticamente un programma da New Deal nazionale.

E furono, quelle, anche le basi mediante le quali si ricostruirono le fondamenta economiche ed occupazionali del Paese, investendo in infrastrutture materiali e immateriali, nel corso di anni che vedevano man mano i giovani salire sull’ascensore sociale, acculturati ed emancipati socialmente ed economicamente rispetto ai propri genitori.

Nel presente 2021 l’emergenza epidemiologica sta fortemente sollecitando l’Italia a riproporre una sorta di ascensore sociale che metta nelle condizioni i nostri ragazzi di confrontarsi con i loro coetanei del resto del mondo, mentre l’Europa, consapevole delle attuali, profonde debolezze ci fornisce l’opportunità unica del Next generation Eu.

Sprecare questa opportunità costerebbe un prezzo altissimo ai nostri figli e nipoti.

Non sarebbe improprio, dunque, per la nuova compagine di Governo nazionale che dovrà progettare e gestire questa mole di risorse europee, riferirsi agli stessi principi etici ed alle competenze che connotarono le personalità sopra evocate.

Personalità che contribuirono attivamente a trasformare in quarta potenza industriale del mondo un Paese uscito distrutto, allora, dalla seconda guerra mondiale, mentre ora infondendo speranza di futuro esso va salvato e tirato fuori dalle sabbie mobili in cui è stato cacciato dalla pandemia.

Soprattutto sarebbe necessario che fossero resi esigibili i sentimenti più nobili e prevalenti che caratterizzarono l’iniziativa quegli uomini: la solidarietà ed il bene comune.

Mai vennero meno alla responsabilità di governare, per il benessere dell’Italia, politici – democristiani, comunisti, socialisti, socialdemocratici, liberali, repubblicani – che, evidentemente, appartenevano a culture ideologiche diverse e, in qualche caso, opposte.

Dunque, non resta molto tempo per centrare i 17 obiettivi contenuti nell’Agenda 2030, cioè per riprogettare il Paese, in particolare la scuola, l’Università, le infrastrutture digitali, i trasporti, la sanità, la nuova economia verde, il welfare, riducendo e preferibilmente azzerando le attuali disuguaglianze sociali.

L’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) certifica che l’Italia conta circa 13milioni di adulti con istruzione bassa, cioè il 39 per cento della fascia di età compresa tra i 25 ed i 64 anni.

Inoltre, più di un adulto su due, con stima oscillante tra il 53-59 per cento dei 25-64enni, è potenzialmente bisognoso di riqualificazione professionale a causa dell’innovazione e del cambiamento tecnologico in atto nel mondo del lavoro.

Come appare evidente, l’Italia è alle prese con passaggio epocale, che sollecita corresponsabilità e visione condivisa, per mettere in sicurezza le prossime e le future generazioni; è un compito impegnativo, certamente, ma ce la possiamo fare traguardando obiettivi unificanti ed isolando quanti, nonostante tutto, puntano ancora  al tornaconto privatistico anziché al bene comune.

 

                                                                                                Francesco SolazzoSegretario Generale

 30 gennaio 2021

 

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